Nei negozi e nelle cucine italiane la farina รจ un ingrediente onnipresente, ma cosa si nasconde dietro quel semplice sacchetto? Il termine “farina” comprende un insieme ampio di prodotti ottenuti dalla macinazione di semi o frutti secchi di varie piante, ben oltre il comune grano che tutti pensano di conoscere. Spesso si sottovaluta che esistono farine di mais, orzo, riso, avena, segale e persino farine estratte da legumi come ceci e fagioli o da frutta secca come mandorle e castagne. Tuttavia, in ambito alimentare, il nome farina viene associato principalmente a quella ottenuta dal grano tenero, la base di pane, dolci e pizza nella tradizione italiana. Al contrario, quando si parla di grano duro, si usa un termine diverso: la semola, fondamentale per la pasta secca. Un dettaglio che molti non considerano riguarda le caratteristiche tecniche che definiscono la farina, come la sua raffinazione e la forza, elementi che incidono direttamente sul risultato in cucina.
Le caratteristiche della farina di grano tenero e cosa determina la qualitร
La farina di grano tenero รจ il pilastro della panificazione e si distingue per due parametri fondamentali: il livello di abburattamento e la forza. L’abburattamento indica quanto la farina รจ raffinata e viene calcolato come la quantitร di farina ottenuta dalla macinatura di 100 kg di grano. Piรน alto รจ questo valore, piรน grezza sarร la farina. Nel commercio esistono vari tipi, dalla farina 00, estremamente raffinata e bianca, alle farine integrali che mantengono crusca e germe, risultando piรน scure e ricche di fibre e minerali. Un aspetto spesso ignorato รจ che la quantitร di ceneri residua dopo un processo di carbonizzazione รจ indice di quanta parte del chicco รจ presente nella farina stessa: piรน ceneri si trovano, piรน la farina รจ meno raffinata.

Il secondo parametro, la forza della farina, รจ legato alla quantitร e alla qualitร del glutine che si sviluppa durante l’impasto. Il glutine รจ fondamentale perchรฉ crea una rete in grado di trattenere l’anidride carbonica prodotta dal lievito, garantendo la lievitazione e la struttura interna del pane o della pizza. Questo valore, indicato con la lettera W sulle confezioni professionali, consente di distinguere farine piรน o meno adatte a lavorazioni specifiche, dai biscotti alle lunghe lievitazioni dei prodotti da forno piรน elaborati. A conferma, esistono farine molto forti, come quelle di tipo Manitoba, originarie del Canada, usate spesso in miscele per aumentare la capacitร lievitante dell’impasto. Nel quotidiano, chi vive nelle grandi cittร nota facilmente come questa distinzione impatti sulla qualitร del pane e della pizza offerte dalle diverse panetterie o pizzerie.
Semola, farine alternative e farine speciali: come cambiano le regole
La semola, ottenuta dalla macinazione del grano duro, รจ diversa per composizione e uso rispetto alla farina di grano tenero. ร preferita per la pasta secca, grazie alla sua granulometria piรน grossa e allโelevato contenuto di amido e proteine, compreso il glutine. La semola si distingue in vari tipi, dalla semola grossa al semolino fino alla semola rimacinata, sempre piรน simile alla farina nella consistenza. Da non sottovalutare รจ che, pur essendo adatta tradizionalmente alla pasta, con il tempo la semola ha trovato impiego anche nella panificazione, mescolata a farine di grano tenero per migliorare la consistenza dei prodotti da forno.
Oltre a grano e grano duro, esiste un ventaglio molto ampio di farine da cereali meno noti, legumi e frutti secchi che ampliano le possibilitร in cucina. Dal farro al miglio, dal riso al teff, fino agli pseudocereali come quinoa e grano saraceno, ogni farina porta con sรฉ un profilo nutrizionale e organolettico diverso. Per chi soffre di celiachia o ha sensibilitร al glutine, farina di mais, riso, sorgo e legumi sono alternative essenziali, anche se รจ fondamentale assicurarsi che siano state lavorate in ambienti privi di contaminazioni. Un aspetto spesso trascurato รจ anche la scelta tra farine biologiche e convenzionali: sebbene dal punto di vista nutrizionale non emergano differenze sostanziali, la variabilitร dovuta ai metodi di coltivazione e alle condizioni ambientali puรฒ influire sulla consistenza finale del prodotto. Questo รจ un dettaglio che gli appassionati di panificazione e gli artigiani del settore ben conoscono e valutano con attenzione nella selezione delle materie prime.
