Nei supermercati italiani, gli scaffali dedicati ai prodotti gluten free crescono di anno in anno, mentre milioni di persone scelgono di eliminare il glutine dalla dieta pur non avendo alcuna diagnosi di celiachia. Una tendenza che appare sempre più legata alla moda alimentare, sostenuta da vip e personaggi pubblici, che spesso ignorano il fatto che questo tipo di alimentazione non è adatto a tutti. Intanto, tra consumatori confusi e un mercato in forte espansione, si aprono questioni importanti sul reale beneficio e sull’uso corretto del glutine nella dieta.
Un dettaglio che molti sottovalutano è come la scelta di seguire una dieta senza glutine senza una reale necessità medica possa generare sprechi e disinformazione, creando una falsa rappresentazione della celiachia e dei suoi effetti. Nel nostro Paese, infatti, sono circa sei milioni le persone che si dichiarano sensibili o intolleranti al glutine, ma la maggior parte senza una diagnosi ufficiale. Le spese per alimenti gluten free superano i 100 milioni di euro l’anno, con una crescita trainata anche da testimonial del mondo dello spettacolo che hanno scelto la dieta senza glutine per motivi legati a salute o forma fisica, senza però essere celiaci.
Celiaci in Italia: la realtà dei numeri
Nel contesto nazionale, il consumo di prodotti senza glutine si attesta a circa 320 milioni di euro all’anno. Tuttavia, solo una parte significativa di questa cifra rispecchia il fabbisogno reale dei pazienti celiaci, pari a circa 215 milioni di euro. La celiachia è una malattia autoimmune che necessita di una dieta priva di glutine come unica via di cura. Eppure, stando ai dati dell’Associazione Italiana Celiachia, meno della metà dei casi stimati è attualmente diagnosticata — si parla di circa 190mila persone su 600mila reali, cioè circa l’1% della popolazione italiana.

Secondo gli esperti, non esistono benefici dimostrati per chi non è celiaco seguendo una dieta senza glutine. Lo conferma uno studio recente pubblicato sul British Medical Journal, basato su dati raccolti in oltre 26 anni e 110mila partecipanti: chi esclude il glutine senza un’indicazione medica non ottiene una riduzione del rischio cardiovascolare, come invece si tendeva a credere. Questo porta a una riflessione fondamentale sul motivo per cui sempre più persone adottano mostrano preferenza per prodotti senza glutine al di fuori di una reale necessità clinica, generando confusione e, a volte, complicazioni.
Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è il crescente interesse verso il gluten free nelle aree urbane, ma manca una vera educazione alimentare che faccia comprendere la differenza tra una moda e una patologia diagnostica. Il Servizio Sanitario Nazionale tuttavia sostiene i celiaci con un contributo mensile, arrivando fino a 90 euro per paziente, un diritto conquistato con fatica e oggi a rischio di essere sminuito da questa moda dilagante. Chi vive nelle grandi città testimonia che anche il momento di mangiare fuori casa rimane una sfida, malgrado l’impegno crescente di ristoratori e locali certificati.
Vivere senza glutine: le sfide di chi ne ha davvero bisogno
I pazienti celiaci affrontano ogni giorno difficoltà che spesso non emergono nella discussione pubblica. Seguire una dieta senza glutine non è una scelta personale, ma un obbligo medico per evitare danni alla salute. La mancanza di alternative sicure fuori casa o in occasioni pubbliche complica ulteriormente la vita di chi convive con questa patologia. Per questo, l’Associazione Italiana Celiachia ha promosso iniziative di formazione rivolte a migliaia di esercizi commerciali lungo tutto lo Stivale, dai ristoranti alle gelaterie, fino agli alberghi.
Intanto, più di 4mila di questi locali hanno accettato di seguire un percorso formativo che li renda consapevoli delle esigenze e dei rischi associati alla celiachia. Un impegno che mostra un miglioramento concreto nella qualità della vita di molti celiaci, ma anche una realtà poco conosciuta al grande pubblico. Alcuni ristoratori riportano come la richiesta di piatti senza glutine sia aumentata, ma rimane cruciale garantire la sicurezza per i pazienti.
Il problema dell’ampliamento indiscriminato del gluten free coinvolge quindi anche la sfera sociale, tra una reale esigenza medica e una percezione alimentare spesso imprecisa. Per questo, oltre ai fattori economici, è importante valutare con attenzione le ragioni che spingono all’adozione di questa dieta. Senza una diagnosi medica, escludere il glutine rischia di essere più una moda che una necessità, un aspetto che sfugge a chi vive in città e interpreta il gluten free come sinonimo di benessere immediato. Di fatto, questa situazione rischia di oscurare le difficoltà reali di chi convive ogni giorno con la celiachia.
